Era chino sugli scaffali ad alitare e a specchiarsi sulla superficie liscia delle palle da bowling. Guardava i suoi capelli neri tagliati a scodella e i suoi occhi piccoli e tondi, “mica male” borbottava lusingandosi e sogghignando davanti al suo riflesso sbilenco, quando: “Con più entusiasmo, Rock Lee!” aveva esclamato Gai -il suo capo- da dietro il bancone. “Ama le tue palle come te stesso!” urlava entusiasta non curandosi dei clienti presenti nel locale. Aveva le braccia librate in aria e le mani strette in un pugno: il suo capo era un esaltato. Allora Rock Lee gli aveva lanciato un sorriso d’intesa, sollevando il pollice per dargli l’ok più infervorato che poteva permettersi, ed era già chino sui ripiani, quando aveva ripreso a parlare da solo. “Io amo il mio lavoro” parlottava come un posseduto, mentre lucidava e riposizionava palle da bowling sugli scaffali.
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